ph. Marco Anconelli
Il Ristorante della Dolce Vita di Milano Marittima raccontato dal patron Franco Mazzoni
Ci accoglie all’ingresso che guarda su uno dei viali più celebri di Milano Marittima. Oggi come ha fatto per altre cinquantacinque lunghe stagioni. Sotto i grandi lampadari a goccia e tra le ampie fioriere, Franco Mazzoni, patron del Ristorante Al Caminetto, racconta come si diventa un’istituzione.
Al Caminetto dal 1970. Cosa significa stare al timone di un locale simbolo così a lungo?
Mi sono divertito. Vengo da una famiglia modesta, la ristorazione è stata la mia vita fin da giovanissimo. Questo locale mi ha dato grandi soddisfazioni, abbiamo iniziato con 3 soci, con Giorgio Rossi siamo al lavoro insieme da 45 anni. Oggi la compagine sociale è un po’ cambiata, quando abbiamo iniziato eravamo molto giovani e siamo partiti per l’avventura con una certa incoscienza.
Nasce come lo vediamo oggi?
No, la prima versione era pizzeria e ristorante, con arredamento rustico e tavoli all’aperto. Poi un incendio agli inizi degli anni Novanta ci ha costretto a cambiare temporaneamente location, ci siamo trasferiti in viale Forlì poi, poco dopo, il ritorno al luogo originario. Siamo ancora qui.
Assumendo, con il tempo, quelle caratteristiche che hanno reso ‘unico’ il Ristorante Al Caminetto. La carta da parati, i tendaggi fluenti, gli arredi floreali sfarzosi, il tovagliato elegante, la cura del dettaglio luxury. E insieme al Ristorante anche Franco Mazzoni è diventato un protagonista imprescindibile di Mima…
È una notorietà che mi piace. Amo stare ancora qui, cinquantacinque stagioni sempre ad accogliere gli ospiti, rispondere al telefono per le prenotazioni, salutare pensando che il cliente da te è stato bene.
Possiamo definire Al Caminetto il Ristorante della Dolce Vita di Milano Marittima. Un autentico pezzo di storia, frequentato persino da principi e nomi del jet set internazionale.
È vero, da qui sono passati tanti personaggi dello spettacolo e dello sport: attori, cantanti, calciatori. Ma in cinquantacinque anni sono venute anche tante famiglie, che avevano a Milano Marittima la loro casa delle vacanze. Prima con i figli bambini, quegli stessi che oggi tornano a loro volta al Caminetto con la nuova famiglia.
Qual è stato l’ingrediente principale del successo?
Abbiamo puntato sull’ospitalità. In fondo gli spaghetti possono essere buoni e presentati bene ovunque, noi abbiamo voluto offrire anche altro a chi entrava al Caminetto. Far respirare un’atmosfera speciale a chi si siede a tavola e, per questo, rimane volentieri, si attarda, non ha fretta di uscire dal locale. Credo che la vera carta vincente del Ristorante Al Caminetto sia l’accoglienza. Mi piace pensarlo, ho cercato di interpretarla.
Passiamo in cucina. Tradizionale, classica, raffinata. Ma come sono nati alcuni piatti emblematici come la Catalana o gli Spaghetti Tel Aviv?
Siamo specializzati nei crudi, crostacei, frutti di mare; sempre accompagnati da verdure e con proposte di alta qualità nel calice. I due piatti citati sono nati da incontri occasionali. La Catalana viene dalla Sardegna, noi l’abbiamo provata e poi proposta diversificandola dall’originale, alla base sempre aragosta, cipolla di Tropea e molte verdure. La ricetta degli spaghetti Tel Aviv era di uno chef che ci frequentò per un certo periodo, circa 40 anni fa. Aveva viaggiato in tutto il mondo, ci lasciò questi spaghetti piccanti e i segreti della ricetta.
Che cosa ha permesso al locale di imporsi?
Il merito della fortuna di questo locale così identitario per Milano Marittima è della squadra, che fin dalla prima idea - anche se così diversa dall’attuale - ci ha creduto. E in tutte le stagioni seguenti il merito è anche della brigata che ogni giorno apre e si prepara ad accogliere gli ospiti. Nel calcio - che non ho mai praticato, io sono stato più uomo di tennis - è sempre il gioco di squadra che porta al gol. Una buona presidenza, dirigenti capaci, l’allenatore, giocatori motivati. Vale ovunque, anche per Al Caminetto.
Cosa è cambiato rispetto alla Milano Marittima dei grandi fasti?
Allora Milano Marittima era a fianco di Forte dei Marmi, Capri, Positano Taormina. I milanesi venivano nel fine settimana sulla nostra Riviera, Milano Marittima era la loro meta vacanza. Una visita al nostro locale era un piacevole rito. Non significa che oggi non si faccia, ma le possibilità di spostarsi più facilmente per turismo sono centuplicate, il viaggio è divenuto sinonimo di vacanza. Io però credo che il C’era una volta sia solo l’inizio di una favola. Guardare sempre al passato non serve. Anche nel 2024 si possono trovare infinite cose belle a Milano Marittima. E io sono un uomo del presente.